“IL SOGNO AMERICANO…”

Il sogno americano e il Panella a stelle e strisce

Intervista all’ingegnere Moscato

( di Cristiano Fortunato )

Accarezza il sogno americano la delegazione del “Panella” di Reggio Calabria, rappresentata dall’ingegnere Moscato Antonio e dall’alunno Scirtò Carlo diretti allo Houston Methodist, il più grande Ospedale degli Stati Uniti d’America e forse del mondo intero, di cui il Prof. Ferrari è presidente ed amministratore delegato. Sono scesi alle 18.30 del 12 settembre all’aeroporto di Houston sotto un caldo umido ed afos , unico e soffocante aspetto che ricorda la terra lasciata alcune ore prima, per iniziare un soggiorno nel prestigioso centro di cura e sperimentazione: un premio per esser arrivati primi, grazie a un lavoro di ricerca dell’alunno Scirtò sulle nanotecnologie, in un concorso bandito dall’Accademia delle nanoscienze di Gagliato (Soverato).

Per il resto, clima a stelle e strisce. Qui la Calabria ha l’opportunità di mostrare il proprio vero volto, molto spesso oscurato da opachi fenomeni che nulla hanno a che vedere con l’azione laboriosa di ricercatori e cervelli in fuga alla volta di una Terra Promessa che trovano con estrema facilità in quel Texas destinato a diventare tra alcuni anni il maggior produttore di petrolio davanti all’Arabia Saudita, con le immaginabili implicazioni di ordine economico e finanziario su scala planetaria.

Ed è qui che è stato possibile allungare lo sguardo oltre l’orizzonte delle nuove frontiere della medicina: le nano particelle che dovrebbero aggredire le cellule malate, surrogando una sorta di chemioterapia millimetricamente localizzata. E’ qui che opera il centro di medicina rigenerativa che tenta di ricostruire cellule pancreatiche, ma soprattutto ossa distrutte a causa di malattie degenerative, incidenti occasionali o sciagure belliche. E’ qui che i chirurghi del futuro seguono passo passo gli interventi sui monitor e si esercitano applicandosi su umanoidi che riproducono fedelmente il corpo umano. E’ qui che la chirurgia robotica, con le sue macchine rivoluzionarie, traduce di fatto l’azione del futuro in avanguardia del presente. E’ qui che è possibile visitare in un prestigioso capannone della NASA lo Shuttle nella spettacolare posizione orizzontale e leggere le frasi più celebri legate alle missioni spaziali. E’ qui che è possibile leggere la frase di Alan Shepard: “Quando ho guardato di nuovo la terra, in piedi sulla luna, ho pianto.” Ed è da qui che la Calabria comincia ad inseguire il sogno di cui ha bisogno.

Allora, ingegnere Moscato, un soggiorno interessante a quanto pare….

R: Sì, interessantissimo. Ho visto cose che non avrei mai immaginato.

D: Per esempio

R: Nel cuore dell’America, nel Centro di ricerca più grande del mondo l’80% dei ricercatori ha studiato nelle Università italiane. Fuga di cervelli.

D: Ingegnere Moscato, questo dato la dice lunga sulla differenza tra il sistema formativo italiano e quello americano.

R: Certo, capisco a cosa allude. Il modello italiano, che coniuga equilibratamente la sfera umanistica con i principi scientifici, è sicuramente superiore. Il resto è pragmatismo e l’Italia non ha la potenza economica americana.

  1. Cos’altro l’ha particolarmente impressionato in quest’avventura?

R: Ciò che mi ha veramente colpito è vedere nel campo della Medicina sperimentare metodi che, dopo rigorosi e severi controlli, troveranno applicazione fra dieci anni trasformando le semplici ipotesi iniziali di oggi in certezze assolute e definitive del futuro.

 

Cos’altro ingegnere Moscato?

Di sicuro l’impressionante e poderosa formula organizzativa delle aziende americane.

 

E poi?

Il metodo di lavoro del prof. Ferrari.

 

Cosa ha di particolare questo metodo, ingegnere?

Mi fa venire in mente Galileo Galilei che alternava piccole pause alla sistematicità dell’azione lavorativa.

 

E il prof. Ferrari come articola il proprio lavoro?

Il prof. Ferrari scandisce la giornata lavorativa in due fasi: si sveglia alle tre di notte e inizia a lavorare.

Alla 5.30 si allena per 30 minuti. Alle 7.00 è già in clinica. Crea nei dipendenti un clima di assoluta serenità e addirittura qualcuno ignora che si tratti del proprio capo.

 

Ci descriva il prof. Ferrari come uomo.

Mi servirò di un aneddoto. Una sera a cena a casa sua, gli dico: “Senta Prof…” mi interrompe dicendo “Dammi del tu, il Lei l’abbiamo abbandonato da tempo qua in America”. Rimango frastornato. A fatica replico: “Tu, con una Laurea in Matematica, hai fatto tutt’altro: hai avuto la cattedra di Scienza dei Materiali e Struttura della Materia a Berkley. In Italia ciò non sarebbe stato possibile.” Con un sorriso sornione, mi risponde: “ Le cose sono di chi le sa…”. Parole che lasciano il segno.

 

Grazie, Ingegnere Moscato. Sentiamo Carlo, adesso.

 

Carlo, vuoi dirci in cosa consiste esattamente la tua innovativa scoperta?

Si tratta di una capsula capace di sostituire l’utilizzo delle siringhe quando bisogna assumere un farmaco in situazioni di emergenza, o di particolare urgenza o anche in una circostanza di assoluta normalità.

 

Facciamo un esempio?

Certo. Ipotizziamo che una persona sia allergica ad un particolare insetto e che non tolleri l’idea di pungersi con l’ago della siringa.

 

Cosa accade?

Si può ovviare a tutto ciò con il metodo da me ideato.

 

Come?

Inserendo sotto pelle una capsula che rilascia il farmaco in una determinata quantità ( la dose di una siringa di adrenalina) consentendo di salvare la vita in una situazione di emergenza.

 

Ci sono altri effetti?

Sì. E’ possibile, attraverso un circuito elettronico esterno al corpo umano, programmare il sistema che controlla la capsula.

 

Con quale effetto?

Abbiamo la possibilità di somministrare con estrema praticità il farmaco.

 

Chi programma il sistema?

Una struttura sanitaria, oppure un medico o anche il paziente interessato.

 

Torniamo alla tua scoperta. Ma come ti è venuta l’idea?

Conoscevo già il sistema di rilascio costante con capsula e ho pensato di innovare questa tecnologia, consentendo il controllo del farmaco.

 

Andresti a lavorare ad Houston?

Sì, per fare esperienza e poi tornare in Calabria, a Reggio.

 

Cosa hai appreso a Houston?

Ho capito che lì essere bravi non basta. E’ necessario essere laureato ed avere titoli, altrimenti non è possibile fare nulla.

 

Complimenti, Carlo.

Grazie.

 

E veniamo al Dirigente Scolastico, prof.ssa Nucera Anna.

 

Dirigente, un bel successo: uno straordinario ampliamento dell’offerta formativa.

Ho un’idea precisa di scuola.

 

Ci dica quale.

Ritengo che la scuola debba pensare sia alle situazioni di svantaggio che ai casi di eccellenza. L’azione formativa deve avere cioè come principale obiettivo quello di accorciare le distanze iniziali tra alunni con situazioni di disagio ed alunni che con straordinarie potenzialità come quelle evidenziate da Carlo.

 

Come?

Favorendo il recupero dei primi in chiave antidispersione e potenziando le facoltà dei secondi con la partecipazione a Concorsi di altissimo livello come quello sulle nanotecnologie.

 

Più in generale, cosa ci insegna questa esperienza?

Che la scuola è e rimane un irrinunciabile luogo di conoscenza, progettualità e formazione.

 

Grazie, Dirigente.