Il viaggio a Roma, impegnativo per la qualità alta della proposta formativa e la gestione matura e responsabile dell’esperienza, di 52 persone tra studenti, docenti e collaboratori dell’ITT A. Panella-G. Vallauri insieme ai soci di Scienza e Vita di S. Alessio d’Aspromonte, ha rappresentato davvero una straordinaria avventura culturale ed umana: un viaggio nell’ignoto universo cyber.
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La Scuola reggina, citata nella prolusione dal Card. G. Bassetti memore dei recenti incontri calabresi, ha avuto così l’opportunità di confrontarsi di persona con giuristi, scienziati mondiali e pensatori o telegiornalisti illustri, con il prof. M. Calipari noto bioeticista (fratello di Nicola, martire civile e militare in Iraq). Il Panella, con il sostegno convinto da parte della D.S. A. Nucera all’educazione completa e aperta dei giovani, infatti da anni percorre i sentieri formativi impervi della bioetica tradizionale (procreatica, fine vita…) e delle nuove frontiere aperte dalla robotica, dalla pervasività dell’intelligenza artificiale e delle tecnoscienze sull’umano, la società, la Terra intera e il nostro domani.
Molti i segni dei tempi nuovi: “Quale sarà l’evoluzione dell’Uomo?”. Il nuovo potere tecnico, oltre le conseguenze sul quotidiano, quale concezione “parareligiosa” porta avanti? “Ci attende un futuro da Cyborg, a metà tra Uomo e macchina?”. A che punto sono le scoperte scientifiche e le nuove tecnologie applicate alla vita? “E’ lecito stabilire dei limiti in questo campo?”.
A tante domande ha tentato di dare delle risposte il XVI Convegno nazionale dell’Associazione Scienza & Vita, sul tema “Homo cyborg. Il futuro dell’uomo, tra tecnoscienza, intelligenza artificiale e nuovo umanesimo”.
Al centro della riflessione dialettica ma costruttiva tra cultura laica e religiosa, sono stati posti l’approfondimento dell’ideologia transumanista e postumanista, nelle sue varie declinazioni, con una particolare attenzione alle conseguenze concrete di una sua compiuta attuazione nella nostra società ed economia. Problematiche antropologiche (ibridazione uomo-macchina) esistenziali, relazionali con il nostro corpo e con gli altri (comunicazione invasiva, big data e privacy, vecchie e nuove classi sociali…), dalle conseguenze economiche-produttive (macchine e forza lavoro, disoccupazione,…) e lavorative, che ci portiamo dentro di noi e rimangono aperte davanti alle proprie scelte fondamentali, nella esigenza di maggiore consapevolezza negli studi e nell’educazione, con la loro complessità e sfide non più eludibili.
Lascia inquieti l’idea di fondo che anima postumanesimo, trans umanesimo e ricerca di nuovo umanesimo, la convinzione, cioè, che “l’umano dell’individuo”, così come lo conosciamo e sperimentiamo, debba vada superato, allo scopo di sconfiggerne tutti limiti biologici e strutturali (fino all’immortalità “bionica”?). Come recita la Carta dei Transumanisti italiani: «Grazie a biotecnologie e ingegneria genetica, nanotecnologie e robotica, intelligenza artificiale e neuroscienze, spezzeremo i nostri vincoli biologico-evoluzionistici emancipandoci da invecchiamento, malattia, sofferenza, povertà e ignoranza». Pur potendo cogliere negli orientamenti della ricerca una nostalgia di radicale apertura “trascendentale” e di senso, genuinamente umana, che spinge ogni individuo verso un “oltre”, c’è da chiedersi se sia proprio vero che tutti i limiti, propri alla condizione umana, siano da considerarsi “a priori” negativi. E poi quali sono i criteri valoriali da seguire? Quale la differenza ultima da salvare tra uomo e animali? Chi deve avere il potere di decidere, per non cedere all’individualismo esasperato che rompe il patto comunitario?
Si è compreso con i contributi di Scienza e Vita, che bisogna percorrere la nostra vita on life, oltre il dilemma tra la vita on line e off line; convinti che “un passo avanti nella tecnica, richiede due passi avanti nell’etica”. Per i giovani si spera di non cedere alla “idolatria” della macchina e al mito “prometeico” della perfezione formandosi al senso critico e all’impegno di “umanizzare la tecnica”; per gli adulti che “le coscienze non restino indietro rispetto al progresso tecnologico” e si promuova la giustizia planetaria.
Non si tratta di indurre al pessimismo o all’angoscia sul futuro inimmaginabile (che il linguaggio cinematografico, analizzato al Convegno, presenta come laboratorio “fantascientifico” del “nuovo Adamo tecnologico”), ma di guardare in tutti i campi con speranza e sapienza alle potenzialità della sintesi tra “meccanica, elettronica, informatica”. Dall’uso dei droni per lo sviluppo sostenibile (ecologia integrale) e per la “vita” non la “morte” e la distruzione; alla telemedicina, all’ingegneria genetica, al rapporto tra mente naturale e digitale o tra ispirazione creativa-genio umano e “algoritmi”, all’uso “solidale” delle tecnologie nell’assistenza, disabilità, telemedicina, diagnostica e alta chirurgia, ma pure per l’innovazione didattica e trasmissione culturale. Ribadendo che il “vero progresso è se i vantaggi di nuove tecnologie diventano per tutti, e a servizio di tutto l’uomo” (H. Ford), e il “nuovo umanesimo” non deve mai dimenticare gli “ultimi”.